Dinghy, un gommone per navigare più sicuri




 

 

Home

Indice articoli


 


Links

 

 

 


COMUNICAZIONE ONLINE
MEDIA EDUCATION

 

Un libro utile per
 insegnanti e non:

Cooperazione online

 

In internet il meglio è veramente gratis?

di Romolo Pranzetti

 

Molte cose in internet sono gratis da tempo immemorabile (cioè dall’inizio): interventi nei gruppi di discussione, manuali d’uso, programmi, persino sistemi operativi. Sin dall’inizio si ha un po’ l’idea che internet non sia di nessuno e quindi in internet si possa anzi si debba offrire qualcosa, essendo invitati a prendere di solito quello che ci fa piacere in cambio.

L’esempio più comprensibile è quello dei programmi, cosiddetti freeware, cioè completamente gratuiti. Spesso non si tratta di programmi complessi, ma comunque di programmi utili magari per archiviare, per tenere in ordine la corrispondenza, per controllare il bilancio casalingo, ecc. All’autore basta la soddisfazione di sapere che il suo programma è stato utile a qualcuno: per questo inserisce in un’apposita finestra il suo indirizzo e-mail e postale: l’utente è a volte invitato a mandare una cartolina all’autore con un semplice parere sul suo lavoro.

Ma programmi a parte in internet, non appena si è affacciata l’idea della pubblicità, si è proposta gratuitamente anche tutta una serie di servizi, altrimenti costosi:

e-mail gratuita, cioè la possibilità di mandare e ricevere messaggi da qualsiasi computer, senza pagare alcun abbonamento e senza dover sottostare a un particolare provider;
spazio web gratuito, cioè dello spazio gratuito, anche di molti megabyte, nell’hard disk di un provider, cioè di un venditore di accesso a internet, da usare per fini personali
segnalazione di siti gratuiti, cioè la proposta del proprio sito ad uno o più motori di ricerca in modo che gli altri utenti riescano a trovarci facilmente;
iscrizioni gratuite a mailing list, di solito gli interessati a un argomento specifico sarebbero disposti a pagare per sapere le ultime novità a proposito delle stesse, ma anche questo servizio è diventato quasi sempre gratuito,
sms, fax gratis, ecc.
 

Ora, accanto ai servizi sopra elencati si aggiunge gratuitamente un’altra opportunità: quella di accedere ad internet, pagando solo le spese del telefono. Negli USA si è arrivati più in là in diversa direzione: a chi si abbona per tre ani consecutivi ad un provider viene offerto un computer gratuito. Da noi per ora l’offerta è più "platonica". Ci fanno collegare ad internet senza oneri di abbonamento e con la possibilità di usufruire di spazio per realizzare la nostra pagina. Apparentemente un buon affare.

 

 

 

Hanno annunciato con campagne televisive martellanti tale servizio Infostrada con il cagnolino ormai libero (www.libero.it) , Tiscali con la sua freelosophy (www.tiscalinet.it) , e la stessa TIN (www.clubnet.it), che all’apparenza fa concorrenza a se stessa: da una parte gli abbonamenti a pagamento a TIN, dall’altra l’abbonamento gratuito a ClubNet, sempre della TIN…

Non siamo in grado di valutare il servizio, perché alcune di queste società, praticando questa politica già da qualche mese in città come Milano e Roma, ancora non offrono un POP (point of presence) in città di provincia. Ma basta aspettare qualche settimana, e il gratis dilagherà.

Cosa c’è dietro a questo fenomeno del gratis? Se è vero che le cose migliori della vita sono gratis, è vero del tutto solo se tale affermazione si riferisce al sole e all’aria: il resto si paga direttamente o no. Dunque qualcuno ci offre un servizio e in cambio ci chiede dei dati, persino il codice fiscale, persino il numero della carta d’identità o della patente: incrociando i dati, le grandi aziende fornitrici di beni di consumo, sanno tutto di noi, altro che Doxa o Abacus…

Questo è un primo elemento di scambio, i nostri dati personali, e anche - a volte – le nostre preferenze.

Il secondo elemento è la batteria di banner (striscioni pubblicitari) a cui ci dichiariamo disposti a sottoporci: è così che si fa la pubblicità in rete, un rettangolino con scritto sopra un logo e uno slogan e l’invito a ciccarci sopra per andare direttamente nel sito del venditore di un certo prodotto. Non solo attraverso la navigazione, ma anche nella posta personale, i messaggi pubblicitari saranno sempre più invadenti.

Si tratta di una pubblicità mirata, dunque, personalizzata e interattiva, forse più efficace dell’esposizione alla pubblicità televisiva.

Un ulteriore aspetto è quello dell’incremento dei contatti e dell’affluenza di altri utenti nei siti del server, con ulteriori tempi di connessione telefonica, su cui i provider stessi guadagnano una percentuale non trascurabile.

Inoltre, che ne sarà del servizio, se – attratti dalla gratuità – gli accessi si moltiplicano mentre la banda di internet rimane pressoché la stessa? Navigheremo tutti più piano, ci sorbiremo un sacco di pubblicità e diventeremo noi stessi, con i nostri siti, veicoli di messaggi pubblicitari.

Non siamo noi che offriamo allora un servizio gratuito?